Esiste discriminazione nello sport?

Tramite i mezzi di comunicazione assistiamo ad alcuni episodi di discriminazione nello sport. Le cause sono diverse: per motivi razziali, di genere, di religione o di idee politiche. Lo sport deve unire lo società, piuttosto che essere causa di conflitto
Esiste discriminazione nello sport?

Ultimo aggiornamento: 18 novembre, 2019

La discriminazione nello sport esiste e diventa evidente in seguito agli scandali pubblici. Al di là del fanatismo sportivo, assistiamo ancora a fatti discriminatori per questioni di razza, genere, religione o idee politiche. Paradossalmente, ogni disciplina si proclama come uno spazio che favorisce l’integrazione dell’essere umano.

In poche parole, lo sport sembra servire sia per unire sia per dividere. Nel frattempo, le istituzioni e le autorità sportive si dedicano ormai dai diversi anni a lanciare importanti campagne per educare la popolazione.

Cosa si intende per discriminazione nello sport?

La discriminazione include azioni e pensieri che separano gruppi di persone da altri sulla base di un determinato criterio. Nell’atto discriminatorio, si sfavorisce e aggredisce l’individuo che è considerato “diverso”. Per l’esattezza, discriminare implica offendere e aggredire gli altri.

Purtroppo, qualsiasi tipo di manifestazione discriminatoria trova spazio nel mondo dello sport. Sia i protagonisti di ogni singola disciplina sia i tifosi ne sono partecipi. Trattandosi di avvenimenti di importanza massima, gli eventi sportivi sono sempre stati scenari che hanno permesso di discriminare gli altri.

Un passato discriminatorio

Dirigenti, sportivi e istituzioni sportive hanno unito la pratica sportiva a fattori di indole ideologica e politica. Ciò è avvenuto soprattutto in passato, uno degli esempi per eccellenza è l’uso del rugby in Sudafrica da parte di Nelson Mandela come elemento di integrazione. Tuttavia, c’è anche chi fa un uso negativo dello sport.

Donna che gioca a padel

Gli Hooligan e squadre di baseball con segregazione razziale sono un esempio del passato discriminatorio dello sport. L’80% dei giocatori della NBA sono afroamericani, ma c’è stato un momento in cui era impossibile firmare un contratto con gente di colore. Allo stesso modo, le prime squadre di calcio messicano non ammettevano messicani tra i loro giocatori: solo inglesi.

È chiaro che le realtà sociali degli inizi del XX secolo erano ben distinte da quelle attuali. Tuttavia, è stato solo nel 1995 che la France Football ha accettato che giocatori non europei gareggiassero per il premio Pallone d’oro.

Ancora oggi, infatti, possiamo vedere espressioni di discriminazione nello sport, sebbene siano evidenti gli sforzi per sradicarle. Alcune problematiche sono tuttora vigenti e bisogna lavora per combatterle, è il caso del razzismo. Parallelamente, vengono trattate altre forme di discriminazione: rifiuto dello sport femminile, omosessualità e maltrattamento a sportivi disabili sono altre azioni che bisogna eliminare nel mondo dello sport.

Come combattere la discriminazione nello sport?

A seguire presentiamo alcune azioni che possono essere avviate nel tentativo di sradicare la discriminazione nello sport:

  • Sanzioni e campagne educative: le sanzioni disciplinari e le propagande educative sono essenziali al fine di contrastare la discriminazione sportiva. Queste sanzioni sono state criticate sostenendo che presentano poche conseguenze pratiche. Alla luce di ciò, sono state avviate altre azioni per la lotta contro la discriminazione.
  • Eventi contro la discriminazione: uno dei problemi della discriminazione è che i gruppi emarginati non godono delle stesse opportunità. Per questo motivo, al giorno d’oggi le istituzioni sportive fomentano lo sviluppo dello sport tra questi gruppi. Un esempio di ciò è l’attuale crescita dei campionati femminili di calcio, pallacanestro e lotta libera. Anche le famose paraolimpiadi nascono dalla volontà di coinvolgere nei vari eventi anche chi presenta una qualche disabilità fisica.
  • Inclusione dei gruppi minoritari nello sport: attualmente si valuta la possibilità di includere gruppi storicamente discriminati nelle strutture sportive tradizionali. Questa è forse la posizione più polemica e difficile per quanto riguarda la lotta contro la discriminazione nello sport.

Attuali resti della lotta contro la discriminazione sportiva

Lo sport presenta realtà duali e difficili da conciliare per evitare la discriminazione. Da una parte, le discipline sportive devono servire per unire, motivo per cui vengono adottate precise misure al riguardo. Dall’altro, la realtà competitiva motiva una necessaria distinzione. 

Per esempio, sarebbe ingiusto far gareggiare dei giocatori con una qualche disabilità con persone nel pieno delle loro facoltà. Lo stesso vale per le gare intergenere ed è proprio questo il problema relativo all’inclusione degli uomini transgender nelle gare femminili.

Sebbene sia necessario intervenire ancora su numerosi fronti, sono stati fatti molti progressi nella lotta contro la discriminazione nello sport. Possiamo vederlo nel calcio, con la comparsa dei primi arbitri e allenatori donna nei campionati maschili. Allo stesso modo, si potenziano gare e divisioni alternative.

Calciatore caucasico e calciatore afroamericano

Alla ricerca di un criterio antidiscriminatorio

Come sempre, il problema consiste nel capire dove termina la discriminazione e dove comincio lo squilibrio. Sarà proprio questa la sfida che devono affrontare le istituzioni sportive a livello mondiale. Ciò dipende anche da fattori quali la cultura e la religione, come nel caso dei paesi islamici e la presenza delle donne in alcuni sport.

Se le azioni intraprese contro la discriminazione sportiva seguiranno il loro corso e avranno successo, in futuro assisteremo ancora a manifestazioni antidiscriminatorie in tutti gli sport. Gli stessi gruppi minoritari esigeranno e occuperanno spazi dai quali sono stati esclusi fino a questo momento.


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