La psicologia può aiutarci a superare un infortunio?

Un atleta che subisce un infortunio è consapevole che rimarrà fermo per un certo periodo di tempo. A livello psicologico, può essere un duro colpo. Ma un aiuto può venire proprio dalla psicologia.
La psicologia può aiutarci a superare un infortunio?

Ultimo aggiornamento: 18 novembre, 2019

Un atleta infortunato si trova a dover affrontare molte difficoltà e numerose rinunce. Quando è infortunato non può partecipare alle manifestazioni sportive ne risentiranno sia il suo ruolo da protagonista che gli introiti economici. Per questi motivi è importante sapere in che misura la psicologia possa contribuire al recupero di un infortunio.

Basta guardare il volto di chi ha appena subito un infortunio per accorgersi dei pensieri negativi che gli passano per la testa. Oltre al dolore, è il tempo che si dovrà impiegare nella riabilitazione che talvolta può spaventare di più.

Per un professionista è chiaro che gli aspetti negativi di un infortunio sono maggiori. Passare del tempo fuori dalle competizioni significa accorciare la propria carriera. Inoltre, il professionista infortunato non percepirà denaro da premi o partecipazioni ad eventi sportivi e gli avversari potranno trarre vantaggio della sua assenza.

Per quanto riguarda l’aspetto economico, ci rimetteranno entrambi. Il dilettante per i costi della riabilitazione ed il professionista per le competizioni alle quali non potrà partecipare.

psicologia e terapia

In che modo la psicologia può aiutarci a superare un infortunio

Affinché la psicologia possa aiutarci a superare un infortunio, bisogna affrontare alcuni fondamentali passaggi. Di seguito vi forniremo importanti informazioni sui passi da seguire:

1. Accettare il fatto di essere infortunati

Un errore estremamente comune commesso da molti atleti è quello di minimizzare o, addirittura, di trascurare l’infortunio. Ad esempio, invece di parlare di “lesioni” si preferisce dire che c’è un “contrattura muscolare”.

Uno dei motivi principali per i quali accade questo riguarda la sfera dell’Io: gli atleti non amano essere considerati deboli o vulnerabili. Mostrare dolore o non avere la possibilità di gareggiare è inammissibile.

Inoltre, non ammettere il grado dell’infortunio può essere utile sia ai medici che agli allenatori, che possono far riprendere in anticipo l’attività agonistica (o almeno ci provano). Quello che non viene preso in considerazione è che questa è un’arma a doppio taglio: sono più le volte che va male che le volte in cui va bene.

lesione alla caviglia

2. L’organizzazione

Sicuramente, la prima cosa da fare dopo un infortunio è consultare degli specialisti e stabilire un piano di recupero personalizzato con degli obiettivi chiari e precisi.

È molto importante che l’atleta sia consapevole di ciò che è accaduto. Deve conoscere perfettamente i fattori scatenanti l’infortunio e quali sono le condizioni necessarie per la sua riabilitazione.

Decidere delle date per ciascun obiettivo libererà la mente dai calcoli relativi ad un possibile ritorno anticipato e permetterà di concentrarsi su quello che è importante: recuperare nel modo più completo possibile.

3. La riabilitazione fa parte dell’allenamento

Ci sono alcuni aspetti che un atleta dovrebbe conoscere. In ogni anno di attività è praticamente impossibile non avere qualche infortunio, piccolo o grande che sia.

Quindi, sia gli esercizi per la riabilitazione che i giorni in cui si è obbligati a stare fermi, devono essere vissuti per quello che sono: l’altra faccia della stagione sportiva.

Senza dubbio, l’obiettivo è quello di ridurli al minimo. Come fare? Quale è la ricetta giusta? Come prima cosa bisogna prendere delle precauzioni per evitare gli infortuni. Nel caso in cui dovessero accadere, bisogna impegnarsi e rimanere concentrati e motivati per tutto il periodo della riabilitazione.

4. Chiedere aiuto ad un professionista per gestire la fase di riabilitazione

Se siamo convinti che la psicologia può aiutare nel recupero di un infortunio, non possiamo far altro che rivolgerci ad un professionista. Con alcune sedute l’atleta potrà imparare ad affrontare l’ansia e il disagio di essere infortunato.

Vi sentirete più sicuri quando tornerete a riprendere l’attività sportiva. Questo è un aspetto importante perché le ricadute sono frequenti e, a volte, possono diventare un problema cronico per alcuni atleti.

Di solito, alcune delle raccomandazioni che vengono date per affrontare il periodo della riabilitazione sono:

  • Chiedere aiuto. Non chiudersi in se stessi e cercare di fare tutto da soli.
  • Pensare positivo e visualizzare un felice ritorno all’attività sportiva.
  • Rilassarsi: bisogna interpretare l’infortunio come uno stop necessario, ma anche come un’opportunità per fare altro. Schiaritevi le idee e rimanete occupati.
infortunio al braccio

5. La psicologia come strumento preventivo

Lo stress non influisce solamente sulla qualità della vita: può essere anche un fattore scatenante che causa gli infortuni sportivi. Come sono collegati questi due elementi?

Prima degli impegni importanti o durante un torneo, gli atleti accumulano tensione, nervosismo e ansia. Queste condizioni, come sicuramente saprete, hanno un’influenza diretta sul funzionamento del corpo e dei muscoli.

Il non essere rilassati e la produzione di ormoni come il cortisolo e l’adrenalina, in determinati momenti, possono essere causa di un infortunio.

In breve, non solo la psicologia può aiutarci nel recupero da un infortunio, ma può giocare anche un ruolo fondamentale per prevenire alcuni dei fattori che lo determinano. Non siate chiusi: aprite la mente e sfruttate queste tecniche consolidate in modo da ridurre i periodi di inattività al minimo.


Questo testo è fornito solo a scopo informativo e non sostituisce la consultazione con un professionista. In caso di dubbi, consulta il tuo specialista.