Lo scandalo del doping in Russia

Che uno Stato e le sue federazioni sportive organizzino un piano sistematico per nascondere il doping dei propri atleti sembra la trama degna di un film. Invece è successo davvero in Russia.
Lo scandalo del doping in Russia

Ultimo aggiornamento: 30 gennaio, 2020

Durante le pre-olimpiadi di Rio nel 2016, e subito dopo durante le Olimpiadi invernali di Sochi nel 2014, uno scandalo di dimensioni impensabili ha fatto irruzione nella scena sportiva mondiale. Parliamo dello scandalo del doping in Russia.

Per promuovere le pari opportunità nello sport e una competizione pulita tra tutti i partecipanti, sia il Comitato olimpico internazionale (CIO) sia l’Agenzia mondiale antidoping (WADA) fanno grandi sforzi volti a sviluppare metodi efficaci di rilevazione delle sostanze proibite.

Il doping, ricordiamo, è l’uso di sostanze illegali con l’intenzione di migliorare le prestazioni degli atleti. Tuttavia, questi metodi si sono rilevati inefficaci di fronte ad una strategia russa – sostenuta anche dallo Stato – per “camuffare” le sostanze assunte dagli atleti.

In questo modo, potevano superare i test anti-droga con dei risultati negativi. La scoperta di questo segreto ha costituito uno degli episodi più emblematici nella storia dello sport: il cosiddetto scandalo del doping in Russia.

Il doping in Russia: origine e scoperta

Lo scandalo, sorto a seguito di una fuga di informazioni da parte di Vitaly Stepanov, un dipendente dell’Agenzia russa antidoping (RUSADA), ha coinvolto più di mille atleti russi. Nel mirino sono finiti molti sport: estivi, invernali, paraolimpiadi. La questione era davvero seria.

Sebbene il rapporto principale che Stepanov aveva inviato alla WADA fornisse un resoconto delle irregolarità commesse tra il 2011 e il 2015, ci sono stati anche dubbi sulla possibile attuazione di tali pratiche nei periodi precedenti. Per questo motivo, vennero studiati anche il 2000 e il 1980.

Le informazioni sono emerse a seguito di una pubblicazione del New York Times. Tra gli altri, il giornalista britannico Nick Harris e l’atleta russa Darya Pishchalnikova fornirono le loro testimonianze sulla condotta della federazione russa.

Inoltre, un’altra indagine privata commissionata dalla WADA a Richard McLaren nel 2016 ha presentato prove convincenti di un vero e proprio piano di occultamento da parte delle forze di sicurezza russe.

Uomo che si dopa


I protagonisti dello scandalo

Sergei Portugalov è stata una delle figure al centro del mirino. Portugalov è un chimico che ha partecipato alla strategia dell’Unione Sovietica per fornire agli atleti gli steroidi allo scopo di aumentare le prestazioni durante le competizioni.

Oltre agli enormi dubbi che sono stati sollevati sulle Olimpiadi di Mosca nel 1980, l’obiettivo era ancora più ambizioso per quelle di Los Angeles 1984. Tuttavia, alla fine, il paese decise di boicottare l’evento negli Stati Uniti e di non presentare i suoi atleti. Per cui la tattica inventata da Portugalov non ebbe effetti allora.

Grigory Rodchenkov è un altro personaggio centrale in questa storia. Nel documentario Icarus, si spiega che fu uno degli ideatori del piano perfetto dal cuore stesso della WADA.

Infatti, Rodchenkov era a capo del laboratorio della WADA in cui venivano condotte le analisi. Naturalmente, non appena sono emersi i crimini, l’attività di questo centro è stata sanzionata ed infine sospesa nel 2015.

Conseguenze dello scandalo del doping in Russia

Dick Pound, direttore della WADA, ha raccomandato alla Federazione Internazionale di Atletica leggera di sospendere gli atleti russi durante una conferenza tenutasi a Ginevra, in Svizzera, nel 2015. Questo veto includeva anche i Giochi Olimpici di Rio 2016. La sanzione della IAFF non ha tardato ad essere emessa.

Tuttavia, il COI non ha rispettato queste direttive e ha deciso di analizzare singolarmente la situazione di ciascun atleta. È così che oltre 200 atleti russi sono stati ammessi a partecipare all’evento olimpico in Brasile, mentre oltre un centinaio sono stati esclusi per doping.

A differenza di questo organo, il Comitato Paralimpico Internazionale ha scelto di escludere permanentemente tutti i rappresentanti russi per i Giochi Paralimpici del 2016.

Conclusione

Alla fine delle indagini, il sistema di frode orchestrato dal governo russo, dal Ministero dello sport, dalle forze di sicurezza e dalle federazioni sportive è stato smascherato. Inoltre, si dimostrarono essenziali anche le azioni dei dipendenti russi nel laboratorio di analisi di Mosca.

Yelena Isinbayeva dopo un salto

Tuttavia, anche di fronte a prove schiaccianti, sia i pubblici ufficiali che lo stesso presidente Vladimir Putin hanno negato totalmente le accuse di doping. Anche atleti famosi come Yelena Isinbayeva hanno respinto le accuse su di lei e sui suoi colleghi.

A parte le dichiarazioni dei soggetti coinvolti e la veridicità di esse, l’intero mondo dello sport ha ricevuto uno scossone in seguito allo scandalo del doping in Russia. Molti atleti si sono dichiarati delusi dall’inazione del WADA e del CIO, gli organi responsabili della supervisione di questo tipo di questioni.

In seguito, alle Olimpiadi invernali del 2018, alcuni atleti che erano stati sospesi a vita dopo Sochi 2014 hanno ottenuto il permesso di partecipare. Tuttavia, è troppo tardi: l’intero circuito olimpico è stato avvolto in una coltre di sospetti che sarà molto difficile da dimenticare.


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