Sostanze vietate nello sport: l'EPO

Le leggi antidoping non proteggono solo le competizioni. In realtà, hanno lo scopo di proteggere gli atleti. L'EPO è sicuramente da includere tra le sostanze proibite.
Sostanze vietate nello sport: l'EPO

Ultimo aggiornamento: 30 luglio, 2020

L’eritropoietina, meglio conosciuta come EPO, è un ormone naturale prodotto dai reni. Tuttavia, la sua versione sintetica è probabilmente la sostanza illecita più usata nella storia dello sport.

Il numero esatto di atleti che hanno vinto una gara dopo averla assunta è ancora sconosciuto. L’EPO è stata scoperta per la prima volta nel 1998, durante il Tour de France.

L’EPO ha cominciato ad essere usato come droga sintetica negli anni ’80. Nel 1986, questo farmaco veniva commercializzato sotto l’acronimo RhEpo. Tre anni dopo, la FDA ne approvò l’uso per curare l’anemia. Si ritiene che abbia cominciato a circolare tra gli atleti professionisti nel 1987.

I primi passi dell’EPO nel mondo dello sport

In origine, l’EPO veniva considerata una vera e propria sostanza “miracolosa” per migliorare le prestazioni fisiche. Probabilmente la prima competizione in cui venne usata come doping sono state le Olimpiadi invernali di Calgary del 1988. A quel tempo non c’erano test per rilevarla o comprenderne l’effetto a livello sportivo.

Dieci anni dopo, nel 1998, scoppiò uno scandalo quando fu scoperta una rete internazionale di doping durante il Tour De France. Nello scandalo furono coinvolti il ​​team tecnico, quello medico e i ciclisti del team Festina, che furono sospesi dalla competizione.

Qualche tempo dopo, si scoprì che era coinvolto anche il presidente dell’Unione ciclistica internazionale. La sostanza al centro dell’uragano era la EPO.

Successivamente, si scoprirà che la rete di doping tirava in ballo anche altre discipline sportive. Tanto che il caso Festina motivò la creazione dell’Agenzia mondiale antidoping nel 1999. In un’inchiesta pubblicata nel 2013, fu dichiarato che almeno 30 ciclisti avevano fatto uso di EPO durante il Tour de France del 1998.

L’EPO nel nuovo millennio

Anche dopo lo scandalo del 1998, rilevare l’eritropoietina sintetica nel sangue continuava ad essere un compito difficile per gli esperti. Il primo test specifico fu brevettato solo nel 2000, quando si scoprì che questa droga illegale sparisce dal sangue poco dopo l’uso.

Doping nel mondo dello sport

A metà del 2019, venne scoperta la possibilità del doping non rilevabile attraverso le microdosi. A metà di quell’anno, il laboratorio francese Chatenay-Malabry propose un nuovo test per il rilevamento dell’EPO, che riusciva ad individuare questo ormone anche due giorni dopo essere stato nel corpo.

Il nuovo test non è stato ancora convalidato dall’Agenzia mondiale antidoping. Si prevede che i primi esami antidoping utilizzando questo sistema verranno realizzati nel 2020-2021.

Il doping mediante eritropoietina è severamente punito dagli organismi e dalle istituzioni dello sport mondiale.

L’EPO e le conseguenze legali del suo utilizzo

Secondo l’Agenzia mondiale antidoping, il doping comporta “una violazione di varie regole antidoping”. In altre parole, usando sostanze illecite, gli atleti possono violare diversi regolamenti sportivi e non solo uno.

L’EPO è stata inserita nell’elenco delle sostanze vietate dal Comitato Olimpico fin dagli anni ’90. Anche quando non era rilevabile attraverso il test delle urine, era già stato considerato illegale. Tutt’oggi rimane nelle liste aggiornate annualmente dalla WADA.

Tutti gli atleti con una licenza federale possono essere sottoposti a controlli antidoping in qualsiasi momento. Allo stesso modo, tutte le discipline riconosciute come sportive sono regolate dal regime antidoping. Inoltre, i test possono essere eseguiti anche in categorie inferiori.

EPO codice antidoping

La legge antidoping in Italia

In Italia, la lotta antidoping è regolata dalla legge. Il consumo di sostanze dopanti è considerato un reato molto grave di “frode sportiva”. Solo in alcuni casi specifici, l’infrazione può essere considerata meno grave. Inoltre, le sanzioni si estendono alle federazioni, ai team e al comitato di direzione.

La definizione di doping è data dall’art. 1 comma 2 della Costituzione, che recita:

«Costituiscono doping la somministrazione o l’assunzione di farmaci o di sostanze biologicamente o farmacologicamente attive e l’adozione o la sottoposizione a pratiche mediche non giustificate da condizioni patologiche ed idonee a modificare le condizioni psicofisiche o biologiche dell’organismo al fine di alterare le prestazioni agonistiche degli atleti».

Le sanzioni implicano la sospensione della licenza sportiva per uno o due anni. Inoltre, gli atleti possono ricevere multe che vanno da 3.000 a 12.000 euro. Nel peggiore dei casi, le sospensioni possono arrivare a quattro anni o essere permanenti, a seconda del reato commesso.


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